Alessandro Cardini
Dirigente di Ricerca presso l'INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di Cagliari. Si occupa di ricerca nel campo delle particelle elementari con una collaborazione ventennale all'esperimento LHCb al CERN di Ginevra, del quale ha diretto la collaborazione italiana come responsabile del gruppo di Cagliari. Da alcuni anni studia le onde gravitazionali coordinando per Cagliari l'iniziativa per arrivare alla realizzazione dell'Einstein Telescope.
Cerco di essere presente il più possibile per i miei studenti e collaboratori. Il mio compito è sì guidarli ma anche cercare di fargli avere fiducia nel futuro.
‘Isola dalle vene d'argento’, così veniva chiamata dagli antichi popoli e dai mercanti. Lo sentiamo osservandola e camminandoci sopra: è una terra antica che ha imprigionato nel corso delle ere geologiche i materiali più preziosi. Così il destino ha voluto che, sino alla fine del XX secolo, sia stata scavata in centinaia di pozzi e gallerie, un duro lavoro portato avanti da migliaia di minatori sardi in ambienti tetri e fragili, a sacrificio della salute e della vita stessa. La grande epopea mineraria non ha lasciato prosperità economica ma un immenso patrimonio di archeologia industriale incastonato nei più inconsueti paesaggi della Sardegna. Miniere un tempo brulicanti di frenetica attività dentro e fuori le gallerie, sono oggi custodi delle lacrime versate nelle tenebre da generazioni di operai, alcuni di loro diventati guide turistiche per far conoscere il senso profondo di luoghi di lavoro di sofferenza e incantevoli allo stesso tempo. Prima, snodo fondamentale per un paese che cercava di rincorrere un posto al tavolo delle grandi industrie mondiali, poi una seconda vita per raccontare quel mondo e portare turisti in posti delle volte lontani dalle mete mondane. Ma oggi per una miniera, quella di Sos Enattos a Lula, si è aperta una terza via: essere nell’area del sito che potrebbe ospitare l’Einstein Telescope, un progetto ambizioso per la realizzazione di un futuro osservatorio per le onde gravitazionali.
Un nuovo inizio
Visitiamo la miniera di Lula insieme ad Alessandro Cardini, dirigente dell’INFN, che dal 2018 è a capo del gruppo di ricercatori di Cagliari impegnati nella caratterizzazione del sito sardo.
Entrare in una miniera è una sensazione unica. Percorrere quei cunicoli dismessi con la speranza che tra qualche anno possano essere attraversati da fisici provenienti da ogni parte del mondo rende questa discesa emozionante e ricca di aspettative. «Stiamo analizzando il sito, – ci spiega Alessandro Cardini – prima abbiamo disseminato dei sismometri nella pietraia sopra la miniera e poi, si è misurato anche il rumore in profondità a diversi livelli. I primi dati ci danno delle indicazioni molto positive: il territorio è sismicamente stabile e l’effetto dell’attività dell’uomo molto ridotto».
Le rilevazioni fatte a Lula sono già in rete e arrivano anche agli scienziati in Olanda, paese che ambisce a realizzare l’Einstein Telescope nella regione del Limburgo al confine con il Belgio e la Germania. «È una bella partita. Siamo fiduciosi dei nostri risultati preliminari e del lavoro che stiamo facendo. A mio avviso il nostro sito rispetto a quello Olandese offre maggiori garanzie per la buona riuscita del progetto. Siamo davanti a una grande occasione, la realizzazione di un’eccezionale infrastruttura sperimentale per esplorare l’universo, grazie alla sua straordinaria sensibilità nel misurare onde gravitazionali. Queste misure ci consentiranno nuove scoperte nell’ambito dell’astrofisica, della cosmologia e della fisica fondamentale. Portare a casa questa partita sarebbe una grande vittoria per il nostro paese», ci spiega Alessandro.
Lui ci crede, supportato dai dati e dai numeri prodotti ma anche dalla speranza, dal desiderio di vedere ospitata in Italia un grande infrastruttura di ricerca in grado di poter attrarre giovani ricercatori e scienziati di altissimo livello. Un volano e un’opportunità unica per catalizzare sul nostro territorio l’afflusso di nuove risorse, in termini sia di competenze scientifiche e tecnologiche sia economici, rafforzando l’eccellenza della ricerca italiana in questi ambiti, e favorendo l’innovazione e la competitività dell’industria nazionale sul mercato globale.
«È buffo, la decisione verrà presa nel 2024. Probabilmente quando l’Einstein Telescope entrerà in funzione sarò già in pensione», ci dice ridendo Alessandro. Mentre camminiamo al buio della miniera, Alessandro è entusiasta. Lui vede l’Einstein Telescope dentro Sos Enattos.
Lombardo di nascita, cittadino del mondo per vocazione è ormai sardo di adozione non solo per amore, ha sposato una sarda doc, ma perché si sente tutt'uno con questa terra e i suoi abitanti.
Quando parliamo il suo accento tradisce la passione per la terra dei Quattro Mori, tiene molto alla realizzazione dell’Einstein Telescope non solo per una conquista lavorativa e scientifica ma anche per un atto d’amore verso una terra spesso dimenticata.
Compagni di viaggio
Stessa passione che ha Luca Loddo, direttore della miniera, il nostro Virgilio all'interno di Sos Enattos. Luca segue passo dopo passo l’avventura scientifica. Per lui e i suoi colleghi è l’ennesima possibilità di un nuovo inizio. Luca e Alessandro sono legati da un’amicizia forte e da uno scopo comune. È bello ascoltare il resoconto scientifico degli esperimenti eseguiti all’interno della montagna alternato alle storie di questa miniera, storie intrise di sudore, dolore e voglia di farcela.
Un dialogo che ci fa dimenticare di essere parecchi metri sottoterra. Ma è tempo di lasciare la miniera in direzione Cagliari dove Alessandro è atteso dai suoi giovani collaboratori per discutere dei risultati del nuovo programma sperimentale.
Essere un mentore
Mentre percorriamo in macchina i circa 200 chilometri che separano Lula dai laboratori INFN, Alessandro ha modo di raccontarsi un po’. Ed eccolo in Africa al seguito del padre dirigente nel campo petrolifero, la scuola francese e la scelta, suggerita da un'insegnante, di iscriversi a fisica perché la physique c'est la joie. Gli anni all’università di Pisa in casa con l’astronauta Roberto Vittori, ‘penso di essere stato io ad aver battezzato Roberto al volo. Ha preso il suo primo volo con me’, passando per la ricerca negli Stati Uniti fino al lavoro al CERN dove trova l’amore. Il trasferimento all’INFN di Roma, il caos della capitale e la nascita della loro prima figlia fino alla Sardegna e alla consapevolezza della parola casa. «A Cagliari sono nati gli altri due figli. Ora le più grandi studiano a Bologna mentre il più piccolo è un appassionato di materie umanistiche. Insomma, fisici in famiglia bastano già il papà e la mamma».
Tante esperienze che hanno arricchito molto Alessandro, l’hanno aiutato nel campo privato e in quello lavorativo come quello di essere un mentore migliore per i suoi studenti e così arrivati in laboratorio lo vediamo scherzare con la sua collaboratrice ma nello stesso tempo attento mentre le racconta gli esperimenti appena conclusi.
«Cerco di essere presente il più possibile per i miei studenti e collaboratori. Il mio compito è sì guidarli ma anche cercare di fargli avere fiducia nel futuro. Oggi, rispetto ai miei tempi dopo il dottorato ci sono molte più possibilità. Basta cercare in rete e si possono trovare opportunità molto interessanti». Insomma, Alessandro si vede come uno sherpa che indica la strada e la velocità della salita in montagna.
Già, la montagna, un amore per Alessandro, un posto speciale. «Da sempre l’andare in montagna ha accompagnato la mia carriera accademica. A Pisa, con i miei compagni di studio, andavamo i weekend sulle Alpi Apuane, e in quelle occasioni le discussioni sulla montagna, sulle arrampicate e sulle future avventure si mescolavano alle discussioni sulla fisica e sul lavoro di ricerca. Vedere la bellezza della natura, così incontaminata come in montagna (e in particolare sulle montagne sarde), mi permette di uscire dalla realtà del quotidiano per raggiungere uno stato di profonda comprensione verso il mondo che ci circonda – non è forse questo che vuole il ricercatore?»
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